Psicologia del dolore
A partire dal considerare le convinzioni individuali che influenzano la percezione del dolore, occorre integrare nel proprio processo di cura anche la componente dello stress ed il rapporto con il proprio corpo. Queste sono oggetto di approcci psicologici specifici che ti forniscono gli strumenti per prepararti ad affrontare il dolore cronico.
PSICOLOGIA
“Cognizioni/convinzioni”
I nostri pensieri, le nostre credenze e attitudini rispetto al dolore ne influenzano la nostra percezione.
Il sistema limbico, cioè quelle zone del cervello da sempre associate ai vissuti emotivi, è parte integrante anche dell’elaborazione degli stimoli dolorosi: riceve le informazioni e partecipa alla modulazione di quanto percepito.
Ecco quindi che agendo su pensieri ed emozioni il dolore può creare circoli viziosi, ma acquisendo i giusti strumenti per agire su questi si possono anche creare circoli virtuosi che migliorano la nostra vita messa a dura prova dal dolore persistente.
PSICOLOGIA
“Lo stato emotivo e il tono dell’umore”
Possiamo notare una frequente associazione tra il dolore e il sentirsi sempre in allerta, sentirsi tristi, senza energie. Persone che prima del problema dolore erano state bene dal punto di vista psicologico, possono sviluppare sintomi ansiosi o depressivi che sono una comprensibile conseguenza del perdurare del dolore stesso.
Ciò può portare ad un peggioramento della sintomatologia dolorosa. - nel caso dell’ansia per l’attivazione fisiologica aggiuntiva conseguente, la possibile comparsa di disturbi del sonno o gastrointestinali; - nel caso dei sintomi depressivi a causa della riduzione di attività che potrebbero portare ad un sollievo dal dolore, come l’attività fisica, l’uscire con gli amici e fare attività piacevoli.
Un primo passo verso il benessere sta nel riconoscere che il sentirsi giù o in ansia non sono reazioni “patologiche”, bensì comprensibili risposte ad una condizione di sofferenza fisica prolungata.
PSICOLOGIA
“Rapporto con il proprio corpo”
Il corpo viene spesso vissuto come un mero “involucro”, un mezzo per muoversi e fare le cose in qualche modo separato dalla propria mente. Di solito non si è abituati ad ascoltarlo: finché tutto funziona, che bisogno c’è?
Il presentarsi del dolore viene vissuto come un’anomalia, un “guasto” del nostro apparato. Una reazione può essere quella di ignorarlo, di pensare che sia bene “essere forti” e resistere sopportando la sofferenza che provoca. Un’altra reazione può essere quella di silenziarlo a tutti i costi, assumendo dosi massicce di farmaci per poter “proseguire con la propria vita”.
Entrambi gli approcci però alla lunga possono portare a danni ulteriori: il primo, complice la plasticità cerebrale, può aumentare il livello di dolore, il secondo può provocare seri danni da un utilizzo eccessivo di farmaci.
Cambiare l’atteggiamento verso il proprio corpo, scegliendo di prendersene cura, a partire da un suo ascolto, anziché cercare di ignorarlo o volerlo “aggiustare”, è un primo passo verso un maggiore benessere.
PSICOLOGIA
“Lo stress”
Qui consideriamo lo “stress” come quella condizione di allerta prolungata, di attivazione del sistema di allarme, cioè del sistema autonomo ortosimpatico, che si genera in risposta a ripetute situazioni di pericolo, necessità di raggiungimento di un obiettivo, ansia o anche di dolore.
Tale situazione di allerta porta a reazioni fisiologiche quali aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, blocco delle funzioni gastrointestinali, afflusso del sangue agli arti, contrazione della muscolatura paravertebrale profonda, tensione muscolare generalizzata.
Rispetto al dolore queste condizioni creano un circolo vizioso: il dolore crea allerta e l’allerta crea tensione che porta a sua volta all’aumento del dolore.
Solo attraverso modalità utili ad uscire da tale circolo riducendo lo stato di allerta è possibile agire anche sul dolore.
PSICOLOGIA
“Rapporto con il proprio corpo”
Il corpo viene spesso vissuto come un mero “involucro”, un mezzo per muoversi e fare le cose in qualche modo separato dalla propria mente. Di solito non si è abituati ad ascoltarlo: finché tutto funziona, che bisogno c’è?
Il presentarsi del dolore viene vissuto come un’anomalia, un “guasto” del nostro apparato. Una reazione può essere quella di ignorarlo, di pensare che sia bene “essere forti” e resistere sopportando la sofferenza che provoca. Un’altra reazione può essere quella di silenziarlo a tutti i costi, assumendo dosi massicce di farmaci per poter “proseguire con la propria vita”.
Entrambi gli approcci però alla lunga possono portare a danni ulteriori: il primo, complice la plasticità cerebrale, può aumentare il livello di dolore, il secondo può provocare seri danni da un utilizzo eccessivo di farmaci.
Cambiare l’atteggiamento verso il proprio corpo, scegliendo di prendersene cura, a partire da un suo ascolto, anziché cercare di ignorarlo o volerlo “aggiustare”, è un primo passo verso un maggiore benessere.