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Un recente studio condotto a Bologna dal Prof. Ursini e colleghi mette in luce la relazione tra l’ormai riconosciuta Sindrome Post-Covid (PACS: post-acute covid-19 syndrome) e l’insorgenza di Fibromialgia dopo infezione da covid-19.

Il dolore muscolo-scheletrico, sintomo cardine della fibromialgia, è infatti presente in circa un terzo delle persone affette da PACS.

La patogenesi della fibromialgia non è ancora chiara ma sembrano interagire fattori di predisposizione genetica, eventi di vita stressanti, caratteristiche psicologiche, meccanismi periferici (quali neuropatia o neuroinfiammazione). Inoltre, è stato ipotizzato che anche le infezioni, in particolare quelle virali, potrebbero avere un ruolo nell’innesco della malattia.

Premesso ciò, l’équipe bolognese (in collaborazione con colleghi di varie parti d’Italia) ha sottoposto a 937 individui adulti (>18 anni), che avevano avuto diagnosi di covid-19 almeno 3 mesi prima, un questionario online per indagare caratteristiche demografiche ed individuali, comorbilità, sintomi e durata dell’infezione acuta di covid-19, presenza e gravità di sintomi compatibili con la fibromialgia (domande ricavate da WPI: Widespread Pain Index, SS: Symptom Severity, FIQ-I: Fibromyalgia Impact Questionnaire).

Dopo l’esclusione di 321 individui (per assenza di tamponi certificati, per una pre-esistente diagnosi di fibromialgia o di dolore cronico muscolo-scheletrico…) sono stati analizzati i dati di 616 pazienti.

L’analisi mostra che il 30,7% di questi 616 pazienti (189 individui) soddisfa i criteri per la diagnosi di fibromialgia dopo una media di 6 mesi dall’infezione di covid-19. Ad un’analisi più approfondita risulta che questo 30,7% di persone ha avuto sintomi più gravi di covid-19 ed è dovuta ricorrere più frequentemente all’ospedalizzazione ed al trattamento con ossigeno. L’obesità e il genere maschile si sono inoltre rivelati predittori dello sviluppo di fibromialgia (similmente, obesità e appartenenza al sesso maschile sono stati associati in vari studi ad un decorso clinicamente più severo di covid-19).

Questa ricerca porta un notevole contributo allo studio della patofisiologia di questa sindrome muscolo-scheletrica in quanto gli autori sottolineano come alcune citochine coinvolte nel covid-19 e nella PACS potrebbero contribuire alla patogenesi della fibromialgia. Inoltre lo studio mette in luce come, nel prossimo periodo, la sanità dovrà necessariamente fare i conti con un aumento delle diagnosi di fibromialgia, che gli autori definiscono fibroCOVID per sottolineare potenziali peculiarità e differenze rispetto alla tradizionale diagnosi. Infine gli autori ipotizzano che l’approccio tradizionale che comprende esercizio fisico adeguato, terapia cognitivo-comportamentale e modulatori del dolore potrebbe essere di aiuto a questi pazienti.

Ahimè, siamo ancora solo all’inizio… ulteriori studi ci diranno di più sul decorso dei sintomi muscolo-scheletrici post-covid19.


Ursini F, Ciaffi J, Mancarella L, et alFibromyalgia: a new facet of the post-COVID-19 syndrome spectrum? Results from a web-based surveyRMD Open 2021;7:e001735. doi: 10.1136/rmdopen-2021-001735
Per una lettura integrale dell’articolo clicca qui.
Luisa Allione

Author Luisa Allione

Fisioterapista e Psicologa

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