Ronald Melzack (1929-2019) è stato uno psicologo canadese che ha dedicato la vita allo studio del dolore. Insieme ha P. D. Wall ha rivoluzionato lo studio del dolore formulando nel 1962 la teoria del cancello. Ma ciò di cui mi preme raccontarvi qui è la sua teoria, del 1999, sulla neuromatrix (o neuromatrice) del dolore.
Sostanzialmente Melzack sottolinea come il dolore è un prodotto del sistema nervoso centrale, snc, costituito da cervello e midollo spinale, e che più componenti del snc contribuiscono a creare l’esperienza del dolore così come noi lo percepiamo.
Come Melzack stesso evidenzia, il dolore acuto, evocato da brevi stimoli nocivi, è stato indagato a lungo ed è un fenomeno ormai largamente compreso. Al contrario, il dolore cronico, spesso caratterizzato da dolore severo associato a minimi o non ben identificabili stimoli o patologie, rimane ancora largamente incompreso. La teoria della neuromatrix del dolore dà però finalmente una struttura concettuale per esaminare il dolore cronico.
Il substrato anatomico della rappresentazione del proprio corpo (sé corporeo) e costituito da un diffuso network di neuroni che comprende circuiti che coinvolgono il talamo, la corteccia, il sistema limbico. La distribuzione spaziale e le connessioni sinaptiche di questi circuiti sono inizialmente determinati geneticamente ma successivamente modellati dagli input sensoriali e dall’esperienza. I circuiti permettono un’elaborazione in parallelo dei diversi componenti e un’interazione continua con gli output. Vi è quindi una sorta di elaborazione ciclica e viene a caratterizzarsi un pattern di attività delle connessioni sinaptiche tipico della rappresentazione del sé corporeo e dell’elaborazione del dolore di ognuno di noi.
Matrix, matrice, è definita dal vocabolario come “qualcosa all’interno del quale qualcos’altro origina”, come uno “stampo” che dà quindi forma, nel senso che il dolore non è elicitato e modulato solo dall’input ma origina e prende forma all’interno della neuromatrice. La matrice inoltre è definita come “una struttura di elementi interconnessi che assolvono ad una specifica funzione”.
Melzack sostiene quindi che l’esperienza di dolore è determinata dall’architettura sinaptica della neuromatrix, influenzata da fattori genetici e sensitivo/esperenziali. Il pattern della neuromatrix è modulato non solo da input sensitivi ma anche da fattori cognitivi come per esempio lo stress psicologico. Il sistema di regolazione dello stress, con le sue complesse e delicatamente equilibrate interazioni, è parte integrante dei multipli contributi che danno origine al dolore cronico.
Il concetto Cartesiano per il quale il dolore era semplicemente il prodotto di una sensazione causata da una lesione, da un’infiammazione o una patologia dei tessuti è quindi superato. Il dolore è un’esperienza multidimensionale prodotta da influenze multiple. Queste influenze vanno dall’architettura sinaptica esistente della neuromatrix, determinata geneticamente e da fattori sensitivi, a fattori intrinseci al corpo, a fattori relativi ad altre aree del cervello.
Come evidenziato dalla figura, tra i fattori cognitivi/valutativi di input troviamo l’esperienza passata, le variabili di personalità, aspetti culturali, le aspettative, l’ansia, la depressione…
Tra i fattori sensitivi/discriminativi possiamo citare input provenienti dalla cute, dai visceri e dagli altri sistemi sensitivi.
Tra i fattori motivazionali affettivi, cito il sistema ipotalamo-ipofisi-surrene (legato alla risposta neuroendocrina allo stress), il sistema noradrenalinico simpatico, il sistema immunitario, le citochine, gli oppioidi endogeni, il sistema limbico (legato alle emozioni).
Gli output costituiscono l’esperienza multidimensionale del dolore.
Tra gli output consideriamo quindi innanzitutto la percezione cosciente del dolore, la valutazione cognitiva che facciamo dello stesso, la dimensione sensitiva e discriminativa e quella motivazionale affettiva.
Ma l’esperienza di dolore produce anche output di azione involontari (come l’allontanamento istintivo immediato da una fonte di dolore o l’assunzione di posizioni antalgiche) e volontari. Inoltre l’esperienza di dolore comporta anche l’utilizzo di strategie di coping personali per affrontarlo e influenza inoltre la comunicazione sociale.
Infine, l’esperienza di dolore si traduce in output relativi ai programmi corporei di regolazione dello stress e influenza quindi i livelli di citochine, di cortisolo, di noradrenalina, di endorfine e l’attività del sistema immunitario.
Per concludere, Melzack dimostra quanto sia importante essere consapevoli delle diverse variabili che influenzano l’esperienza del dolore e come, soprattutto nel trattamento del dolore cronico, occorra tenerne conto!
Melzack R. Pain and the neuromatrix in the brain. J Dent Educ. 2001 Dec;65(12):1378-82. PMID: 11780656.
Immagine titolo tratta da: Mouraux A, Diukova A, Lee MC, Wise RG, Iannetti GD. A multisensory investigation of the functional significance of the “pain matrix”. Neuroimage. 2011 Feb 1;54(3):2237-49. doi: 10.1016/j.neuroimage.2010.09.084. Epub 2010 Oct 12. PMID: 20932917.
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Thank you Mark.
La sensazione è che i nostri medici ancora non lo abbiano capito. Noi pazienti ci troviamo a girare da un medico all’altro e a prendere un sacco di medicine. Un approccio integrato non dico certo che sarebbe risolutivo, ma di certo potrebbe darci un aiuto.